Common Identity - New perspective
Knowledge, Conservation and Improvement of HAbitat RUpestrian MEditerranean
Quando si pensa a ‘città sotteranee’, il pensiero corre a quelle più note al mondo, a quelle cappadocesi di Kaymakli e Derinkuyu, nel territorio di Nevsehir, tra i più begli esempi di villaggi trogloditi sparsi in tutta la regione, veri e propri labirinti sotterranei scavati forse per ragioni di sicurezza, con tunnel che finiscono nel nulla per ingannare eventuali invasori.
Il villaggio di Kaymakli, in apparenza simile a molti altri, nasconde nel sottosuolo una gigantesca città sotterranea (Yeralti Sehri) scavata, tra il VI e il X sec., nel tenero tufo e articolata su otto livelli fino a una profondità di 45 metri. Questa città, le cui strade sono dei veri e propri cunicoli, avevano depositi per il grano, celle, stanze d'abitazione, cappelle, loculi per sepolture, stalle per animali, che si affacciano su un labirinto di scale e stretti corridoi in pendenza. Le costruzioni sono raggruppate intorno a un camino di aerazione. Una specie di grande alveare umano scavato nelle viscere della terra fino a otto livelli di profondità più di mille anni fa.
La città sotterranea di Derinkuyu (pozzo profondo) è ancor più affascinante: è costituita da dodici piani (di cui otto accessibili), scavata nelle viscere della terra. Gli abitanti potevano comunicare attraverso tubi che servivano anche da condutture per la luce e l'aria.
L’interpretazione comune che si dà a questi singolari insediamenti è che in caso di guerre queste città potessero costituire delle forme eccezionali di rifugio, cioè dei luoghi dove rinchiudersi a protezione dai nemici.
Nel VI secolo, quando la notizia dell’imminenza di un'invasione persiana o araba raggiungeva la Cappadocia, i cristiani bizantini si rifugiavano nelle gallerie segrete che conducevano alle città sotterranee della zona. Derinkuyu era in grado di accogliere circa 10.000 persone, Kaymakli almeno 3000.
Tuttavia questa sola spiegazione non convince molti, perché, se era facile scavare per chi si voleva nascondere era altrettanto facile scavare per degli assalitori. Certo conquistare la città sarebbe stato comunque difficile visto che negli stretti cunicoli i soldati avrebbero potuto muoversi in fila indiana e con difficoltà, ma gli abitanti sarebbero stati costretti alla resa anche solo ostruendo le prese d'aria. C’è oggi chi crede ad un'altra spiegazione di convincente motivazione economica: in queste abitazioni a temperatura costante c'era caldo d'inverno e fresco d'estate. Ed escavazioni così complesse ed elaborate non si giustificano come dimora provvisoria in circostanze eccezionali ma pur tutta via transitorie, bensì come sede stabile e di lunga durata.
Tuttavia città sotterranee, di concezione ed estensione diversa e forse di minor fascino, sono note in tutto il mondo non solo antico ma anche recente e addirittura contemporaneo, come nella vitalissima Montréal sotto la cui pelle di vetro e acciaio palpita un'anima sotterranea che non è la rete della metropolitana, ma un sistema di tunnel esteso per 32 km chiamato Réso che collega musei, stazioni, terminal degli autobus, ma anche alberghi, negozi (oltre 2000) e cinema (una quarantina).
Questa ville intérieure, come dicono gli abitanti del Québec, spiega perché Montréal abbia il nickname di Città su due livelli. La rete sotterranea non è soltanto un meraviglioso esercizio di stile e architettura iniziato non così in là nel tempo (negli anni '60, appena mezzo secolo fa), ma è soprattutto un sistema linfatico nel quale si calcola che “scorrano” ogni giorno 500.000 persone.
Perfetta sentinella per le incursioni sull'isola fin dall'antichità, Dover, in Inghilterra, è dotata di un sorprendente sistema di gallerie ipogee che non ha nulla da invidiare, almeno nell'ingegnosità del progetto, alla rete sotterranea della grande Londra. La differenza è che qui a Dover non passa la metropolitana, ma i fantasmi e i ricordi della storia, dall'età napoleonica alla seconda guerra mondiale. Una parte di questo prodigioso sistema di fortificazioni militari, chiamato Dover Western Heights, risale al 1779, anno in cui Francia e Spagna minacciarono di invadere la Gran Bretagna. Gli ampliamenti sono continuati nei secoli, almeno fino al 1940, quando Dover fu un baluardo nella Battaglia d'Inghilterra.
Ma per tornare a tempi più remoti, vanno ricordati gli ampi ‘sotterranei attrezzati’ noti per la Francia ed ampi abbastanza per ospitare anche più di un centinaio di persone, dei quali è però incerta la cronologia, oscillando l’opinione degli studiosi tra una datazione tardo-antica/alto-medievale, riferibile quindi all’epoca delle invasioni babrbariche o migrazioni di popoli, ed una post-medievale, riferibile al periodo delle guerre di religione.
In Italia sono di recente stati oggetto di attenzione gli insediamenti sotterranei di molti centri urbani, ignorati per secoli, tanto che sono oggetto di leggende metropolitane che confliggono spesso coi risultati della ricerca archeologica ancora in corso, come Osimo o Sant’Arcangelo di Romagna, ed è appena agli inizi lo studio della singolare città ipogeica costituita da centinaia di abitazioni a pozzo - come quelle notissime di Matmata in Tunisia - che è l’abitato più antico di Massafra (Taranto), dove le abitazioni, scavate in un primo tempo secondo uno schema ippodameo che lascia supporre una razionale suddivisione per lotti di una Massa incolta, si sono continuate a scavare a partire dal V sino a tutto il XVIII secolo e ad abitare ancora fino al XIX, dopo di che furono destinate a deposito o ricovero per animali.